Presentato il libro di Simona Atzori e lo spettacolo "Cosa ti manca per essere felice?"

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03/12/2012

 
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Di Claudio Clay Beltrame

Presentato il libro di Simona Atzori e lo spettacolo "Cosa ti manca per essere felice?".

 L'incontro con l'autrice e il coreografo Marco Messina al Teatro della Concordia

 

Venaria Reale - Milanese, Simona Atzori è figlia di genitori sardi. Pur essendo priva di braccia dalla nascita, non si è si è mai persa d'animo e ha intrapreso sin da giovane l'attività di pittrice e di ballerina classica. Il libro edito dalla Mondadori ”Cosa ti manca per essere felice?” è stato presentato al Teatro della Concordia, giovedì 15 novembre 2012, il giorno prima dello spettacolo di danza con Marco Messina e Salvo Perdicchizzi, ballerini del Teatro alla Scala di Milano,  con la partecipazione della Scuola “Centro Danza Venaria” diretto da Laura Finicelli.

Quando ho saputo che Simona Atzori e Marco Messina si sarebbero esibiti a Venaria, il desiderio di fare un pezzo sull’evento è stato fortissimo. Quando il direttore della testata mi ha dato l’incarico di seguire la loro venuta in città, ho subito preparato l'intervista, un'occasione per incontrare due grandi artisti di fama internazionale, ma soprattutto per conoscere due persone con una forza ed una tenacia ineguagliabili.

Incontrare Simona Atzori è un'opportunità per la propria vita, un'occasione per conoscere un’artista che con tenacia, ha fatto della sua diversità un punto di forza. Arriva sorridente, ti accoglie con i suoi occhi profondi ed il suo sorriso, ti spiazza a tal punto che sei tu che inizi a raccontare la tua vita e come in un modo mistico, si crea quell'empatia dove tutto fluisce. Le parole, le domande partono dal cuore. Capisci che Simona è felice, spudoratamente felice, e raccontarlo a tutti è per lei una gioia. Chi non ci crede, deve e può vedere il suo sorriso, nei vari servizi e filmati che si possono trovare sulla rete. E se non si è ancora convinti, basta vederla danzare. Ti avvolge, ti coinvolge, cattura la tua attenzione a tal punto che pensi, che non ti riterrai più una persone infelice, capisci che la felicità non dipende da fattori esterni, ma da noi stessi, da quello che siamo, vincendo così i nostri limiti, i pregiudizi. Vivendo la diversità come punto di forza per quello che sei. “Cosa ti manca per essere felice” sembra una domanda strana per chi è nata senza alcuna parte delle braccia. E Simona dimostra che lo è. E lo racconta nel suo libro, che si legge senza pause e danza fra ricordi, buffi aneddoti e riflessioni profonde. Ci sono le emozioni di una vita senza scuse, quelle di quando è salita sul palco a danzare per Giovanni Paolo II al Giubileo 2000 o alla Cerimonia di apertura della Paraolimpiade di Torino 2006, milioni di persone ad ammirarla. Ci sono gli amici, Andrea che guida gli elicotteri e che “il nostro amore è un dono che la vita ci ha voluto offrire, sappiamo che abbiamo sempre volato sullo stesso cielo”, Roberto Bolle a danzare con lei, mamma e papà che non dicono ‘no’ quando a sei anni gli dice «voglio fare la ballerina». E poi c’è Candido Cannavò, che l’ha dipinta come sapeva fare lui in “E li chiamano disabili”. Una sua frase è nella copertina del libro “Le sue braccia sono rimaste in cielo, ma nessuno ha fatto tragedie”.

Con lei c'è anche Marco Messina, di cui sentivo parlare in città già alcuni anni fa. Si raccontava di un ragazzino venariese del quartiere Rigola che era andato a Milano, non in cerca della fortuna, ma per realizzare il suo sogno: fare il ballerino. Di strada da allora ne ha fatta tanta, non è arrivato solo a Milano al Teatro alla Scala, ma ora è anche coreografo. Sorridente, disponibile, forse un po’ imbarazzato. Traspare la forte emozione per essere qui presente, di nuovo nella sua città. Sa che fuori dal teatro ci sono i suoi amici, gli amici di sempre, quelli che non ha dimenticato, riconosce e racconta del suo inizio al Centro Danza di Venaria, diretto da Laura Finicelli. Fin da piccolo, alle feste, in casa con gli amici, quando c'era la musica le sue gambe iniziavano a muoversi, le sue mani riempivano gli spazi a lui vicini ed il suo corpo si faceva travolgere da quel sogno che oggi, «è una magica e splendida realtà» come lui stesso afferma.Dopo tanti anni e dopo tanti spettacoli nei più grandi teatri del mondo, racconta che ogni performance ha la stessa emozione di sempre. La preparazione, il riscaldamento, l’adrenalina dei cinque minuti prima di entrare in scena, l’ansia, sembrano che facciano dimenticare tutto quello che hai imparato in questi anni. Invece, quando parte la musica e si alza il sipario, come d'incanto ritornano i passi e si inizia a vivere e disegnare le emozioni che questa bellissima arte porta con sè, in quei momenti sul palcoscenico c'è un'onda di energia che si trasmette di ballerino in ballerino fino ad arrivare al pubblico che con l'applauso la scarica per rimetterla di nuovo in circolazione.

                       
                                                                                                         

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