Ospedale: Venaria chiama, la Regione non risponde
Venaria Reale - Verrebbe da chiedersi, dove eravamo rimasti? Si perché nella conferenza stampa indetta dalla Città di Venaria Reale, lunedì 23 luglio scorso, è quanto si sono domandati i presenti, il vicesindaco della reale, Paolo Berger, gli assessori convenuti in Sala del Consiglio comunale, Alessandro Brescia e Rossana Schillaci. La solidarietà dei comuni del distretto sanitario era rappresentata dall’assessore alle Politiche Sociali di Collegno, Franco Tenivella, che con la frazione di Savonera era lì per pretendere il loro diritto alla salute, e l’assessore ai Servizi sanitari e socioassistenziali di Druento, Bruno Grospietro. E poi alcuni capigruppo del Consiglio comunale venariese, consiglieri comunali, comitati di quartiere, sindacati di categoria e cittadini. Nel suo intervento il capogruppo consiliare del PD, Salvatore Borgese, ha sottolineato quanto la città ed il suo partito già abbiano fatto per la vicenda ospedale, concedendo gratuitamente l’area per la costruzione del nuovo ospedale all’Asl To3. Oppure Giuseppe De Candia del Gruppo Misto di maggioranza che invita tutti all’azione, organizzando la protesta sin da subito. Da circa sei mesi la città è in attesa di un incontro con l’assessore regionale alla Sanità, Paolo Monferino, per avere un confronto diretto sulla questione, per le promesse disattese rispetto alla costruzione del nuovo nosocomio. Il sindaco Pino Catania in testa nella richiesta di un incontro con la Regione Piemonte, ma non giunge alcuna data di appuntamento, come afferma il vicesindaco Berger: «Nonostante le nostre continue richieste, sia per iscritto sia telefoniche, ad oggi l’Assessore di competenza sulla materia della salute, Monferino, non ci ha dato ancora udienza. Sin da subito prenderemo provvedimenti affinché si abbia un colloquio chiarificatore». Quindi dove eravamo rimasti? Lo abbiamo chiesto al vicesindaco Paolo Berger, il quale ha evidenziato alcune questioni, approfondite nell’intervista che potrete seguire su Venaria Tv.
«La questione è seria e siamo ad un punto delicato dell’intera vicenda ospedale. In questi ultimi venti giorni è arrivata la proposta da parte dell’Asl To3 rispetto allo spostamento dei posti letto di Medicina dal nostro ospedale a quello di Rivoli. Naturalmente questa è una proposta inaccettabile sia come Amministrazione comunale sia come Sindaci del distretto sanitario di Venaria. Questa nuova realtà stravolge a pieno i precedenti accordi di programma, verso cui noi necessariamente ci riferiamo. Già si era accordati con la Regione di costruire il nuovo ospedale dividendolo in due lotti, per venire incontro alle loro esigenze economiche, ma questo nuovo cambiamento di prospettive rispetto all’obiettivo finale e tal modo di lavorare non ci trova assolutamente d’accordo. Questa ultima scelta della Sanità piemontese è un ulteriore depotenziamento dei servizi sull’intera area del Distretto. E tutto ciò senza alcuna contropartita verso la nostra città. Tagli dissennati, verso un’area territoriale a cui la politica regionale non ha mai dedicato la giusta attenzione».
«In questa settimana forzeremo nuovamente la richiesta di appuntamento che da oltre sei mesi Monferino continua a negarci, ma non solo a noi, ma a circa 90 mila persone del Distretto sanitario di cui siamo i legittimi rappresentanti. Useremo la nostra pressione per organizzare l’incontro. Ricordo che è l’assessore alla Sanità regionale l’unico interlocutore che possiamo avere per affrontare il problema, l’unico che può dare a questo territorio una risposta. Troviamo altresì irrispettoso che l’Assessorato non ci riceva senza darcene neanche motivazione, che non voglia ascoltare le nostre ragioni. Certo è che siamo pronti ad una forte mobilitazione insieme agli altri Sindaci ed alla popolazione del nostro Distretto sanitario per ottenere quel dialogo che sino ad ora ci è stato negato».
La città ha già compiuto degli atti al fine di facilitare la costruzione del nuovo ospedale. Sono passati gli anni, ma nulla si muove, se non sbaglio?
«Certo, lo sforzo maggiore è stato quello di cedere in maniera gratuita il terreno all’ Asl per la costruzione del nosocomio. Questo è costato molto alla comunità, ancor più nella nostra città che, come è noto, non ha molte aree edificabili disponibili».
Una vicenda che riguarda quindi tutto il territorio dell’Asl To3, ricordiamo la più grande e popolosa del Piemonte.
«Si, coinvolgere tutti i 109 Sindaci dell’Asl To3, di cui è presidente il sindaco di Rivoli, Franco Dessi, in una mobilitazione che porterà agli onori della cronaca quanto si continua a fare per i cittadini dell’area e per il loro diritto alla salute. Abbiamo una sensazione: crediamo che la nostra Asl, i nostri cittadini, siano trattati diversamente, sicuramente meno bene degli altri. Il trasferimento pro capite da parte della Regione Piemonte è tra i più bassi in assoluto, circa 1500 euro annui, rispetto ad una media di oltre 1700 euro, con Asl regionali che ne ricevono oltre 1800. Questo vuol dire che con 100 euro in più trasferiti alla nostra Asl che ha circa 580 mila cittadini, mal contati avremo 58 milioni di euro in più da poter gestir. Un minimo riequilibrio dei nostri trasferimenti significherebbe certamente una migliore qualità dei servizi erogati. Per la dignità dei cittadini che vivono nel territorio dell’Asl To3 abbiamo il dovere di compiere un’adeguata azione che dia le risposte che ci aspettiamo».
Inoltre abbiamo intervistato Andrea Accorsi, coordinatore Asl To3 della CGIL che denuncia la precaria situazione dell’ospedale della città. «Il personale ha una età media che supera i 49 anni e spesso ha serie limitazioni, con dirette conseguenze sulla gestione della struttura ospedaliera - dichiara Accorsi. L’anestesista non è più presente in maniera continuativa e il punto di primo intervento affronta anche interventi di codice rosso, con chiari problemi di sicurezza. Quanto richiesto è quindi un impegno perché già su questo ospedale si facciano gli adeguati investimenti, ritengo determinati, - prosegue Accorsi - sostituendo i letti attuali con quelli elettrici, ma questo comporterebbe anche l’adeguamento degli ascensori».