Grande successo per le visite guidate al Centro Storico di Venaria Reale

centro storico

04/05/2009

Di Vittorio Billera
 
LE VISITE GUIDATE AL BORGO ANTICO
 
Sono attive ormai da alcuni mesi le visite al Borgo Antico di Venaria Reale, proposte all'interno dell'offerta della Reggia. Qui si evidenzia il coinvolgimento di un territorio, dichiarato dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, che complessivamente regala al turista ed ai propri abitanti, un'area unica di “Loisir”, di fruizione di beni culturali e ambientali, tra cui il Parco della Mandria, tra i più bei parchi a livello nazionale, la Reggia con i suoi Giaridni, il Centro Internazionale del Cavallo, il Centro per il Restauro “La Venaria Reale” e, appunto, il Centro Storico del Borgo.
Il servizio fa riferimento ad una delle tante visite, per le quali sono avviate da alcuni mesi le prenotazioni. Decine di studenti e gruppi hanno l'interesse di capire e conoscere qual è il contesto in cui si colloca questo Unicum territoriale, discernere le trasformazioni storiche ed economiche, di un legame che, ora più che mai, è vivo. 
 
IL TERRITORIO
 
Il territorio della Venaria Reale è un unicum ambientale-architettonico dal fascino straordinario, uno spazio immenso, vario e suggestivo, dove il visitatore non può che restare coinvolto in atmosfere magiche raccolte in un contesto di attrazioni culturali e di loisir molteplici: spettacoli, eventi, concerti, mostre d’eccezione si alternano infatti ad occasioni di svago, contatto diretto ed intimo con la natura, relax, intrattenimento sportivo e cultura enogastronomica.
La Venaria Reale non è solo l’imponente Reggia barocca che, con i suoi vasti Giardini, rappresenta uno dei più significativi esempi della magnificenza dell’architettura e dell’arte del XVII e XVIII secolo; è anche il Parco La Mandria, una della maggiori realtà di tutela ambientale europea in cui vivono liberamente numerose specie di animali selvatici e domestici, e dove è custodito un notevole patrimonio storico-architettonico, ed è il Borgo Antico cittadino, scrigno di eventi e vicissitudini storiche.
Oltre ad essere stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, La Venaria Reale è la porta d’accesso della Corona di delitiae, connessa con il Polo Reale di Torino e con il sistema museale concentrico del capoluogo piemontese di prossima progettazione nell’ambito degli eventi in calendario per il 2011, quando ricorrerà il centocinquantenario dell’Unità d’Italia.
 
PRINCIPALI VICENDE STORICHE
 
Le origini La Venaria Reale risalgono alla metà del Seicento, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia decise di edificare una nuova residenza “di piacere e di caccia” per la corte: la scelta del luogo fu infatti determinata dall’essere già teatro delle cacce ducali sin dal 1580, oltre che per completare la “Corona di Delizie”, il sistema di residenze di corte che i suoi predecessori avevano progressivamente edificato intorno a Torino. Da quella decisione prese le mosse una complessa ed imponente operazione urbanistica, senza precedenti nello Stato sabaudo, destinata a rimodellare totalmente il sito preesistente, Altessano Superiore, che di fatto scomparve per far posto alla nuova città. I progetti per la sua realizzazione furono commissionati all’architetto di corte Amedeo di Castellamonte che plasmò il borgo, il palazzo con i suoi servizi, i giardini e i boschi di caccia (ciò che oggi è il Parco de La Mandria) in un unicum di scenografie architettonico-ambientali in modo da creare grandioso complesso monumentale governato da un solo asse di simmetria, ancor oggi ben identificabile nella Via Maestra dell’abitato. Venaria Reale non nasceva infatti come una residenza a se stante, ma come un complesso articolato, in cui la parte civile si integrava con quella di corte per poi confluire, senza soluzione di continuità, con quella naturale.
 
Il fulcro di tutto era rappresentato dalla cosiddetta Reggia di Diana, edificata fra il 1660 e il 1671, e destinata a vivere due secoli di ininterrotte modifiche, rimaneggiamenti e vicende che di riflesso influirono sulla vita sociale ed economica della città: già nel 1693 le truppe francesi del maresciallo Catinat saccheggiarono in parte il complesso, e toccò all'architetto Michelangelo Garove idearne un rifacimento a partire dal 1699, anche per rispondere alle rinnovate esigenze del gusto architettonico dell’epoca. Del resto, con l’avvento dell’ultimo duca e futuro primo re sabaudo Vittorio Amedeo II, la dinastia perseguì ambizioni regali che dovevano riflettersi e celebrarsi anche nella grandiosità delle proprie residenze: fu così che Garove ideò un’immagine più imponente per il palazzo della Venaria, direttamente influenzata dai modi dell’architettura francese del tempo: grandi padiglioni uniti da gallerie e tetti mansardati. I lavori di ingrandimento furono poi ripresi nel 1716 da Filippo Juvarra (a lui si devono la Galleria Grande, in tempi recenti detta “di Diana”, e le realizzazioni della Chiesa di Sant’Uberto, dedicata al patrono dei cacciatori, della Citroniera e della Scuderia Grande) e continuati fino alla seconda metà del Settecento circa con altri architetti, tra i quali Benedetto Alfieri (che, a partire dal 1751, realizzò le maniche di collegamento dei corpi juvarriani, il maneggio, le nuove scuderie e la manica con il torrione del Belvedere per unire la cappella al palazzo). A metà del Settecento i viaggiatori francesi ci parlano di Venaria Reale come “la più grande e importante residenza di campagna del Re”. Parallelamente alla completa riformulazione degli edifici, anche i Giardini persero la fisionomia “all’italiana” voluta da Castellamonte per divenire un grande parco “alla francese” di circa 125 ettari, con parterres a ricamo, viali, specchi d’acqua, boschetti, pergolati e un grande labirinto. Con l’occupazione francese del 1798 il complesso di Venaria iniziò a conoscere un lento ma inarrestabile declino: la residenza non entrò nel circuito delle Dimore Imperiali napoleoniche come invece accadde ad esempio nel caso della Palazzina di Caccia di Stupinigi, incominciò la progressiva dispersione dei suoi tesori e la cancellazione del parco. Nel periodo della Restaurazione l’intero complesso sabaudo fu quindi adibito a caserma e per tutto il XIX secolo ospitò i reggimenti d’artiglieria al comando del Generale La Marmora che ebbero un ruolo di primo piano nelle guerre d’indipendenza risorgimentali, come quella di Crimea.
 
Ad Amedeo di Castellamonte si deve anche la progettazione dell’attuale Centro Storico di Venaria, cosiddetto anche Borgo Antico, realizzato fra il 1667 e il 1690, il cui punto focale è rappresentato dalla Piazza dell’Annunziata, dedicata all’Annunciazione di Maria. Le due statue poste sulle colonne erette al centro delle esedre raffigurano l’Angelo Annunziante e la Vergine: la forma particolare della piazza ricorda inoltre il medaglione del Collare dell’Annunziata, simbolo di uno dei più antichi e prestigiosi ordini cavallereschi sabaudi. La piazza fu concepita come un'area relativamente ampia tale da interrompere il lungo rettilineo della Via Maestra (o Contrada Granda, l’attuale via Mensa che conduce alla Reggia) per ridurlo in due tratti, e rappresentare dunque un'autentica tappa scenografica intermedia prima dell’effetto finale prodotto al termine della via con l’apertura visuale sul palazzo. Il borgo cittadino aveva bisogno, del resto, di un luogo che fungesse da punto d’incontro sociale e culturale per la popolazione, e fosse anche espressione della vita produttiva di Venaria con la presenza di botteghe artigianali disposte in vista sotto i porticati. Dopo la fase seicentesca, se si trascurano le opere di ristrutturazione della Chiesa della Natività di Maria Vergine in piazza dell’Annunziata intorno alla metà del Settecento ad opera dell’architetto Benedetto Alfieri, gli interventi edilizi ripresero solo durante il periodo francese e riguardarono prevalentemente la costruzione di nuove abitazioni nella zona a sud della Contrada Granda. Terminata l’occupazione napoleonica, per un lungo lasso di tempo non si registrarono più modifiche urbanistiche sostanziali, semmai mutò la destinazione d’uso dei vari edifici: nel corso dell’Ottocento, insieme alla Reggia che fu convertita in caserma, tutta la città ebbe infatti un'impronta militare.
 
Anche la storia della Mandria, l’attuale Parco Regionale che si estende per oltre 3.000 ettari ed è contornato da circa 30 km di muro di cinta, è strettamente connessa a quella della città di Venaria e della sua Reggia: la tenuta infatti sorse nel XVIII secolo quale centro per l’allevamento e la riproduzione di cavalli di razza destinati ai sovrani sabaudi che, con la corte al seguito, si dedicavano alla pratica venatoria nell’ex territorio di Altessano Superiore. Oggi rappresenta una delle maggiori e più rilevanti realtà di tutela ambientale del Nord-Ovest, in cui vivono liberamente o in modo semibrado diverse specie di animali selvatici e domestici, e conserva il più significativo esempio di foresta planiziale presente in Piemonte. La costruzione del cosiddetto Castello risale ai primi del Settecento e coincide con la seconda fase edilizia della Venaria: dopo Michelangelo Garove, vi lavorarono altri celebri architetti quali Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri, già attivi presso la Reggia. Dopo la parentesi napoleonica, un capitolo nuovo per il futuro Parco venne inaugurato da Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, che elesse gli Appartamenti Reali fra i suoi luoghi di residenza preferiti: è in questo periodo che il complesso si amplia ed arricchisce arrivando a configurarsi nell’attuale Borgo Castello.
La Mandria custodisce anche altre importanti strutture architettoniche disseminate per il suo territorio. Fra queste, la Bizzarria, curioso edificio realizzato intorno alla metà dell’Ottocento, servì da reposoir di caccia per Vittorio Emanuele II, così come la Villa dei Laghi, costruzione in stile neogotico realizzata intorno alla metà del XIX secolo in un contesto ambientale di notevole fascino, impreziosito dalla presenza di tre piccoli laghi. Sempre a re Vittorio si deve la Rubbianetta, la maestosa cascina realizzata a forma di ferro di cavallo destinata fin dal principio all’allevamento dei quadrupedi.
 
Venaria Reale nel corso del Novecento si è caratterizzata per un notevole incremento demografico ed urbanistico dovuto al proliferare dell’industria della Snia Viscosa che, prosperando fino agli anni Settanta, richiamò manodopera da ogni parte d’Italia (Veneto e Meridione in particolare). La presenza di un consistente movimento operaio la connotò anche come una delle principali realtà interessate dalla Resistenza nel corso della seconda guerra mondiale.
IL BORGO ANTICO
L'attuale Centro Storico di Venaria fu realizzato fra il 1667 e il 1690 su progetto di Amedeo di Castellamonte. Il punto focale del Borgo è rappresentato dalla Piazza dell'Annunziata, dedicata all'Annunciazione di Maria.Le due statue poste sulle colonne erette al centro delle esedre raffigurano l'Angelo Annunziante e la Vergine: la forma particolare della piazza ricorda inoltre il medaglione del Collare dell'Annunziata, simbolo di uno dei più antichi e prestigiosi ordini cavallereschi sabaudi. La piazza fu concepita come un'area relativamente ampia tale da interrompere il lungo rettilineo della Via Maestra (o Contrada Granda, l'attuale via Mensa che conduce alla Reggia) per ridurlo in due tratti, e rappresentare dunque un'autentica tappa scenografica intermedia prima dell'effetto finale prodotto al termine della via con l'apertura visuale sul palazzo. Il borgo cittadino aveva bisogno, del resto, di un luogo che fungesse da punto d'incontro sociale e culturale per la popolazione, e fosse anche espressione della vita produttiva di Venaria con la presenza di botteghe artigianali disposte in vista sotto i porticati. Dopo la fase seicentesca, se si trascurano le opere di ristrutturazione della Chiesa della Natività di Maria Vergine in piazza dell'Annunziata intorno alla metà del Settecento ad opera dell'architetto Benedetto Alfieri, gli interventi edilizi ripresero solo durante il periodo francese e riguardarono prevalentemente la costruzione di nuove abitazioni nella zona a sud della Contrada Granda. Terminata l'occupazione napoleonica, per un lungo lasso di tempo non si registrarono più modifiche urbanistiche sostanziali, semmai mutò la destinazione d'uso dei vari edifici: nel corso dell'Ottocento, insieme alla Reggia che fu convertita in caserma, tutta la città ebbe infatti un'impronta militare.
 
LA VISITA DEL BORGO ANTICO
 
Partenza dalla Biglietteria della Reggia in piazza della Repubblica
 
-     1° tappa: la piazza ad esedra (oggi piazza della Repubblica)
Da Altessano Superiore alla Venaria Reale; i Savoia;  il progetto castellamontiano e gli interventi di Juvarra;
 
-         2° tappa: la via Maestra o Contrada Granda
la Via Maestra
-         3° tappa: via XX Settembre, già contrada dei Dragoni
Alfonso La Marmora e la Venaria militare 
 
-          4° tappa: piazza della S.S. Annunziata
il Collare dell'Annunziata; la Chiesa della Natività di Maria Vergine;
le novelle di Guido Gozzano: La Marchesa di Cavour e Garibaldina;  la storia dello Stemma civico; Palazzo Carignano e Michele Lessona
 
-         5° tappa: la passerella Mazzini
Venaria Reale ed il Ceronda; i lavandai dei primi operai; Riccardo Gualino; Le Casermette di
Altessano (riferimenti al Maestro magro di Gian Antonio Stella)
 
-         6° tappa: il lungo Ceronda
Il paesaggio e la natura; le reali Cacce e il ruolo della Comunità; Personaggi mitici:
      Lucio d’la Veneria e Sant’Uberto; Venaria e la seta: il filatoio del conte Galleani
 
 
Alcune curiosità
 
Venaria è l'unica a cui è ancora riconosciuta la qualità di città “Reale”, in ragione di una “speciale concessione” del 1891 delegata dall'allora Prefetto di Torino che intendeva sottolinearne il vanto storico.
L'antica terra di Altessano Superiore prende il nome di Venaria Reale nel 1660, quando il Duca Carlo Emanuele II edifica un palazzo attiguo ad un parco venatorio per adattarlo alle cacce reali. Da allora la piccola comunità che si sviluppa attorno a questa straordinaria Reggia, assume sempre di più la connotazione di luogo unico ed imprescindibile per le cacce reali, per l'allevamento dei cavalli di razza e per l'insediamento dei corpi militari più qualificati, dell'esercito sabaudo prima e repubblicano poi. Per la sua forte identità i personaggi più famosi del mondo letterario, scientifico e militare che la frequentano, la vivono e se innamorano. La Famiglia Reale, il De Amicis, il D'Annunzio, il Lessona, nel corso dei secoli non possono prescindere dal convivere con i valori storico-artistici e monumentali di Venaria Reale per dare lustro alle loro opere. Caccia, cavallo e caserme fanno sì che la città si sviluppi anche da un punto di vista socio-economico, assume particolare rilievo la lavorazione della seta prima e della fibra sintetica poi. L'arrivo di popolazioni da tutto il paese rendono questa comunità “aperta, ospitale e luogo di grande movimento culturale, artistico e letterario attraverso il confronto di culture spesso lontane ma sempre compatibili”.
La città partecipa ai movimenti risorgimentali dell'ottocento e a quelli per la liberazione del paese nel gioco nazista-fascista. I suoi martiri, eroi nella lotta per la libertà e la democrazia, oggi guidano moralmente le sorti di circa 40.000 cittadini.
A Venaria Reale arrivano oggi in visita migliaia di persone tutti i giorni per visitare la Reggia, i suoi 800.000 metri quadrati di giardini, il suo parco e il suo centro storico, in cui ancora oggi si vive intensamente il caleidoscopio di vita del seicento e del settecento.
 
Info e prenotazioni:
  • Centro prenotazioni La Venaria Reale:
            tel.+39.011.499.23.33 (tutti i giorni dalle ore 9 alle 18.30)
            e-mail:
prenotazioni@lavenariareale.it
            sito web: http://www.lavenaria.it
  • Associazione Venariese Tutela Ambiente: tel. +39.011.499.23.01
  • Biglietteria di via Andrea Mensa 34: tel. +39.011.499.23.66

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